Riflessioni sullo statuto costituzionale e convenzionale della confisca “di prevenzione” nell’ordinamento italiano
RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO E PROCEDURA PENALE, 2018Qual è — al di là dell’etichetta appiccicatale dal legislatore — la vera natura giuridica della confisca “di prevenzione” di cui all’art. 24 cod. antimafia, con la quale vengono trasferiti allo Stato beni appartenenti a privati sulla base della probabile provenienza criminosa dei beni medesimi? Si tratta, più in particolare, di una “pena mascherata”, mirante ad imporre una pena patrimoniale contro l’autore di reati non accertati nell’ambito di un procedimento penale? Ovvero si tratta di una misura a carattere non sanzionatorio, che si limita a negare tutela giuridica al rapporto di disponibilità sul bene costituito dal soggetto mediante un’attività (il reato) che non rientra tra i modi legittimi di acquisto della proprietà? Dalla risposta
a queste cruciali domande dipende l’individuazione dello statuto delle garanzie, costituzionali e convenzionali, applicabile a questa forma di confisca, che sta sperimentando un sempre più ampio successo nella prassi legislativa e giudiziaria italiana, ma che — al tempo stesso — desta crescenti preoccupazioni per la sua imponente carica limitativa dei diritti fondamentali dell’individuo, senza alcuna delle garanzie caratteristiche del procedimento penale.