Maltrattamenti contro familiari o conviventi: tra riforme già compiute e riforme ancora da scrivere

DIRITTO PENALE E PROCESSO, 2023
Abstract

Il delitto di maltrattamenti contro familiari o conviventi, previsto dall’art. 572 c.p., pur essendo nato in un contesto storico nel quale la violenza domestica era non solo ampiamente diffusa nella prassi, ma anche ammessa dalla legislazione vigente come strumento cui ricorrere per garantire l’ordine all’interno della famiglia, è rimasto pressoché immutato nella sua formulazione normativa sino ad oggi. I diversi interventi legislativi che, nel corso dell’ultimo decennio, si sono susseguiti con l’obbiettivo di rafforzare la tutela penale contro gli abusi domestici hanno interessato solo marginalmente la descrizione della fattispecie contenuta nell’art. 572 c.p. Nel presente contributo, l’autore si interroga su quali debbono essere le direttrici da seguire nella riforma del reato di maltrattamenti, anche allo scopo di meglio definire l’ambito di applicazione di questo reato rispetto ad altre fattispecie - esistenti o delle quali si potrebbe ipotizzare l’introduzione in prospettiva de iure condendo - che mirano a reprimere condotte violente o vessatorie perpetrate all’interno della famiglia. La tesi di fondo, sviluppata nel presente contributo, è che al requisito della convivenza debba essere attribuito un ruolo tipizzante della fattispecie di maltrattamenti in famiglia poiché la ratio dell’incriminazione è quella di assicurare una maggiore tutela penale nei confronti di individui che non hanno la possibilità di sottrarsi alle condotte abusive di cui sono vittime in ragione del rapporto che li lega all’autore del reato.