Il contributo costituisce una ampia ricerca sulla pena pecuniaria: sulla sua disciplina e sulla sua applicazione. L'Autrice valorizza la sua profonda conoscenza di questo istituto per metterne in luce le potenzialità, condizionate però da una riforma della sua disciplina che restituisca razionalità e credibilità alle diverse fasi della sua applicazione: commisurazione, esecuzione e conversione in caso di mancato pagamento. Il quadro che viene fornito al lettore restituisce l'idea di un istituto che potrebbe avere grandi potenzialità nel contrasto al ricorso eccessivo alla pena detentiva, con particolare attenzione però alla delicata questione dell'uguaglianza: occorre cioè evitare che la pena pecuniaria costituisca un odioso privilegio per i più abbienti. Urge una incisiva riforma, che pare oggi non lontana alla luce della recente delega al Governo per una revisione della sua disciplina.